lunedì 30 gennaio 2012

RENATO TURCI

Renato Turci – poeta e pittore – era nato a Longwy, in Francia, il 10 ottobre 1925 da emigrati cesenati e a Cesena è scomparso il 7 gennaio 2007. Ha abitato per diversi anni a Arles, in Provenza, e la sua formazione culturale era francese, mentre le sue prime aspirazioni artistiche erano rivolte verso le arti figurative. Risale al 1941 il suo trasferimento a Cesena dove vivrà per tutta la vita. Nel 1952, una sua prima raccolta inedita di poesie in lingua italiana, dedicate alla figlia appena nata, e alla moglie Anna, a Roma riceve il primo premio “Incontri della Gioventù” da una giuria composta da Giuseppe Ungaretti, Carlo Betocchi, Attilio Bertolucci, Adriano Grande ed Enrico Falqui (il libretto uscirà l’anno dopo con aggiunte e con il titolo "Lilia e altre poesie", nelle edizioni Lega di Faenza). Nel frattempo e sino al 1981 è nella celebre Biblioteca Malatestiana della quale è stato vice direttore. Nel 1966, con la raccolta inedita "Qualcosa di più" vince la prima edizione del “Premio Nazionale di poesia Roberto Gatti”, la cui giuria contava Marino Moretti, Carlo Betocchi, Giuseppe Raimondi, Geno Pampaloni e Claudio Marabini. Nel 1970, insieme agli amici cesenati Cino Pedrelli e Bruno Pompili, ha fondato la rivista di varia cultura «Il Lettore di Provincia», che ha diretto fino alla sua scomparsa, edita da Longo di Ravenna. Nel 1973, per i tipi della Sindia editrice di Bari, ha pubblicato "Cantone malo", una raccolta di brevi poemetti in prosa o schegge di romanzo che hanno per soggetto un antico quartiere di Cesena e i suoi abitanti. Nel 1974, per la Forum editrice di Forlì esce, riveduta e ampliata, la raccolta "Qualcosa di più", con introduzione di Giovanni Pacchiano. Ha tradotto opere di Jean Paulhan per le editrici Longo di Ravenna e Ripostes di Salerno-Roma. Nel 1996, presso le editrici cesenate, Il Vicolo e Il ponte Vecchio, associate per l’occasione, ha pubblicato "Un quadrilatero letterario: Serra, Vailati, Paulhan, Ungaretti", opera che si occupa delle postille lasciate da Renato Serra nel volume Scritti di Giovanni Vailati (1913). Per l’editrice Le Monnier ha curato nel 2001 le lettere di Serra alla giovane cesenate amata nel 1913: "Lettere a Fides “saetta che ferisce e vola”. Ha tradotto in francese i testi serriani "Ringraziamento a una ballata di Paul Fort" (1914) e "Esame di coscienza di un letterato" (1915) e in italiano i saggi paulhaniani "Le Clair e l’obscur" e le "Don des langues". Inoltre, sempre come poeta, ha pubblicato "Le coupable" (Ed. Quaderni di Nuovo Ruolo, Forlì 1983), "Prima ed ora" (Il Lettore di Provincia, Longo, Ravenna 1983), "I ritorni" (Ed. Ripostes, Salerno-Roma 1993) e in una edizione riveduta e ampliata con testi inediti, a cura delle edizioni Il Vicolo di Cesena, nel 2006 è uscita la sua upiù celebre opera "Cantone Malo". Nel 1991, nelle edizioni Ripostes di Salerno, aveva pubblicato il saggio "Franco Ferrara. Per conoscere una poesia e un uomo" (Ed. Ripostes, 1991). Numerosi critici hanno analizzato la sua poetica, fra i quali Luciano Cherchi, Ernestina Pellegrini, Giovanni Pacchiano, Franco Verdi, Claudio Toscani e Pietro Civitareale. È stato collaboratore di varie riviste italiane e francesi, fra cui: «Potere Sociale», Cesena; «La Scrittura», diretta da Antonio Stango e Idolina Landolfi, Roma; «L’Ortica», Forlì; «Impegno 70», Mazara del Vallo; «Cartapesta», Imola; e «Studi Romagnoli» di cui è stato, per vario tempo, animatore e responsabile dell’omonima Società. Come pittore la sua prima grande mostra personale fu allestita, a cura di Davide Argnani, al Centro Culturale «Nuovo Ruolo» di Forlì nel 1980 (dal 22 novembre al 7 dicembre), ottenendo grande successo di pubblico e di critica e ancora due anni dopo presso la Galleria «Abbecedario», sempre a Forlì. Ho fatto appena in tempo a conoscerlo pochi mesi prima della scomparsa presso la Libreria Mondadori della sua città, dove tenne una bella serata di poesìa insieme al poeta ravennate Eugenio Vitali.



C’è anche l’opposto
del nostro restare in caos di strade
infossate entro muri altissimi,
c’è l’esaltarsi sull’erba incorrotta,
sedere e respirare
davanti agli orizzonti spalancati,
e annotare tranquillamente
che le case nate in libertà
hanno porte e finestre rivolte a sud.
Ma c’è la realtà dura:
gli uomini emigrano
da questi luoghi di solitudine
e di scarsi averi
e abitano dove anche si sa
che la parola è chiasso,
distratte cerimonie
l’amore, la vita, la morte e l’odio.

****
Aperti e visti
questi fogli rivelano
una minuta grafia
e sottili nervature.
Chiusi
sono una tranquilla
sovrapposizione
di carte
ferme una sull’altra.
Non letti
aperti o chiusi
tutto rimane
in un calmo mistero.

(da Fogli con varianti e nervature, XV)

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