domenica 21 luglio 2013

VICTOR CAVALLO


Vittorio Vitolo, in arte Victor Cavallo (Roma, 1947 - Roma, 2000), è stato un attore di teatro, cinema e Tv, ma anche poeta, molto influenzato dai poeti della beat generation che conobbe bene, anche di persona. Durante la prima edizione dell'Estate Romana del 1979, voluta dal mitico assessore alla cultura Renato Nicolini, presentò il festival di poesia sulla spiaggia di Castelporziano (28-30 giugno), a cui erano presenti infatti Allen Ginsberg, Peter Orlowski e il russo Evtushenko, tra gli altri. Questo testo incredibile risale appunto a quell'anno fatidico.



"Ce n'ho abbastanza " 



Ce n'ho abbastanza per comprarmi una bottiglia di vodka
un chilo di arance un amburg il pane tondo una birra
un pacchetto di marlboro.
E poi mangio l'amburg col pane tondo tostato e
bevo la birra e fumo la marlboro e poi spremo due
arance con la vodka.
E poi esco e incontro la più grande figa della mia
vita con gli occhi verdi e le ciglia nere e la bocca
rossa e le mani nervose e decidiamo cazzo di non
fare nessun film di non scrivere nessuna stronzata di non recitare
nessuna cagata e di non andare in campagna
e di non occuparci della casa né della merda né dei
capelli né dei comunisti.
Io butto nel fiume il trench di mio fratello
io compro i biglietti per la partita roma-river plate
io raccolgo gli occhi nella spazzatura
io accompagno mio figlio nel paradiso totale
senza nessun pericolo né gas né elettricità né politica
né bicchieri né coltelli né stanze di pavimento.
E lei scompare come le ore e appare come le ore
e me ne frego della pensione e me ne frego di morire
me ne frego dei fascisti e dovunque mi sdraio sogno
e ho sempre voglia di baciarla e gli alberi
respirano e le nuvole di merda si spaccano
e da dentro partono razzi luminosi
e dovunque sono vivo e non ho nessuna paura
né dei rinoceronti né dei serpenti né degli appuntamenti
e butto via l'elmetto e esco dalla trincea delle spalle di piombo
e mando affanculo tutti gli stronzi cagacazzi della terra
e grido come un'arancia stellare
e viaggio nella luce dell'ananas e cago cicche d'oro
sulla faccia dei nazi-igienisti maledetti
puliscicessi. Buttare via il tempo della vita
a lucidare i bidè e conservare i bicchieri
e sorridersi a culo sbarrato e invecchiare
come i più stronzi prima di noi.
Maledetti cagoni falsi e vigliacconi.

Lei apparirà. 
Bruciando i tampax dell'anima sanguinante.
Apparirà con gli occhi verdi e ciglia nere e bocca rossa
anima luminosa come arcobaleno puro
radice che spiega con tutta la chiarezza perché questa merda è merda
e finirò di vivere la vita con la paura di vivere la vita.


da 1° Guida Poetica Italiana, 1979





sabato 6 luglio 2013

LUCIANO MANZALINI


Luciano Manzalini è il magro dei "Gemelli Ruggeri", nota coppia comica bolognese rivelatasi negli anni 80 insieme al cosiddetto gruppo del "Gran Pavese", che comprendeva anche Lupo Solitario e Susy Blady. Da qualche tempo Luciano ha cominciato a esplorare anche l'universo poetico, e l'anno scorso ha pubblicato presso la bolognese Pendragon, la raccolta "L'amore svenuto", da cui traiamo questo bel testo iniziale.


Sai una cosa:
la vita dovrebbe essere più lunga,
sì,
anche solo per ascoltare
tutta la musica che c'è.
Dovremmo avere più tempo,
più possibilità,
e credo sarebbe nostro diritto,
quando incontriamo una persona
e la guardiamo negli occhi
o, più timidamente,
all'altezza delle ginocchia,
avere la garanzia di potere,
un giorno,
rivedere quegli occhi,
o quelle ginocchia.
E qualora ci ritrovassimo
in qualche luogo sperduto della terra,
raggiunto per caso,
probabilmente sbagliando anche strada,
dovremmo essere sicuri di poterlo ritrovare,
perlomeno in sogno.
Comunque,
adesso non andartene.