mercoledì 21 marzo 2012

TONINO GUERRA



TONINO GUERRA l'ho incontrato un sacco di volte presso la Galleria La Bottega di Ravenna, del nostro grande amico comune Giuseppe Maestri da cui apprese l'arte dell'incisione, che praticava con modestia e in silenzio. La Galleria oggi è stata riaperta nel gennaio 2011 ad opera del pittore Carlo Amaldi, proprio con una mostra di suoi lavori. Pochi fortunati possono dire di avere in casa uno dei suoi deliziosi quadretti, che riportano in tutto e per tutto alle atmosfere dei disegni di Fellini. Fellini e Guerra erano un binomio praticamente perfetto, tanto nel cinema quanto nella vita comune, dove erano amicissimi. Nel giugno del 1990 ebbi modo di intervistarlo per la defunta "Gazzetta di Ravenna". Qualche anno dopo mi recai a Pennabilli per vedere il "Giardino dei Frutti Dimenticati": Giunto in paese, non sapevo dove andare e risolsi di chiedere informazioni alla prima persona che avessi incontrato. Bè, il caso volle che la prima persona in assoluto fosse proprio lui. Era nella piazza dove a pochi metri c'era il "suo" giardino, ed era in compagnia di un altro signore anziano. Fu in pratica l'ultima volta che lo vidi di persona. Gli ultimi anni per lui sono stati un calvario: nel 93 la morte di Fellini, poi un tumore al cervello, poi il suicidio della figlia nel 2006, ed infine la scomparsa di Michelangelo Antonioni l'anno dopo, un altro regista, suo conterraneo, con cui aveva lavorato e a cui era molto legato. Con lui se ne va proprio la Romagna, quella più vera, più schietta, più autentica. Dopo Tonino Guerra ci sono ancora poeti e studiosi che in qualche modo rappresentano ancora molto egregiamente lo spirito romagnolo, come il Prof. Giuseppe Bellosi o il poeta Nevio Spadoni, o il poeta Giovanni Fucci, ma sono tutte persone non più giovanissime e senza nemmeno eredi personali. Parafrasando una battuta di una vecchia commedia romagnola "Muort Verdi un gnè piò gnint" (Morto Giuseppe Verdi non c'è più nulla), lo stesso potrà dirsi un domani di Tonino Guerra, se un qualche autore di commedie romagnole vorrà ricordarlo in un contesto degno di lui. Ma, anche qui, a parte Nevio Spadoni da Ravenna (noto anche in America grazie al Teatro delle Albe), c'è il vuoto assoluto. Nella foto sotto, il tappeto mosaicato sospeso, a Cervia, col sale, tipico prodotto locale dal tempo degli Etruschi. Un'altra delle sue eredità che siamo chiamati a conservare.
                                                                                                                                                  





Cuntent  a  sò  ste  tanti  vuolt
mo  mai  coma  quela
c'aj  ho  vest
una  parpaja  vulè
senza  sintì  la  voja
ad  magnela


Contento  fui  tante  volte
mai  però  come  quella
quando  vidi  volare  una  farfalla
senza  provare  la  voglia
di  mangiarmela


(scritta nel '46 dopo anni da prigioniero in un campo nazista)

giovedì 15 marzo 2012

ELIO PAGLIARANI

Nato a Viserba, presso Rimini, nel 1927, Pagliarani è recentemente scomparso a Roma, dove viveva da decenni. Aderì al "Gruppo 63", insieme ad Umberto Eco, Aldo Palazzeschi, Nanni Balestrini e molti altri. Fu anche giornalista presso "Paese Sera" di Roma, e vinse il Premio Viareggio a metà degli anni 90. Poeta dalle forti tematiche proletarie e sociali. Ecco un suo testo.


È difficile amare in primavere
come questa che a Brera i contatori
Geiger denunciano carica di pioggia
radioattiva perché le hacca esplodono
nel Nevada in Siberia sul Pacifico
e angoscia collettiva sulla terra
non esplode in giustizia.
Potrò amarti
dell'amore virile che mi tocca, e riempirti
se minaccia l'uomo
sé nel suo genere?

O trasferisco in pubblico stridore
che è solo nostro, anzi, tuo e mio?

domenica 11 marzo 2012

ANTONIA POZZI

Quest'anno è il centenario della nascita, a Milano, di Antonia Pozzi. Ivi si laureò con una tesi sulla formazione letteraria di Flaubert. Nel 1938, su invito del grande poeta Vittorio Sereni, tenne vari incontri all'Università di Milano e tradusse un'opera letteraria dal tedesco. La sua scomparsa fu repentina e scioccante. Il 3 dicembre di quello stesso anno si suicidò: il suo corpo, gelato, venne ritrovato nella periferia della città meneghina. La poesia che viene proposta fu scritta il 21 gennaio di quel tragico 1938.


PERIFERIA

Sento  l'antico  spasimo
-  è  la  terra
che  sotto coperte  di  gelo
solleva  le  sue  braccia  nere  -
e  ho  paura
dei  tuoi  passi  fangosi,  cara  vita,
che  mi  cammini  a  fianco,  mi  conduci
vicino  a  vecchi dai  lunghi  mantelli,
a  ragazzi
veloci  in  groppa  ad  opache  biciclette,
o  donne,
che  nello  scialle
si  premono  i  seni.

E  già  sentiamo
a  bordo  di  betulle  spaesate
il  fumo  dei  comignoli  morire
roseo  sui  pantani...

Nel  tramonto  le  fabbriche  incendiate
ululano  per  il  cupo  avvìo  dei  treni...

Ma  pezzo  muto  di  carne  io  ti  seguo
e  ho  paura  -
pezzo  di  carne  che  la  primavera
percorre  con  ridenti  dolori.

venerdì 2 marzo 2012

IANNIS RITSOS


Uno dei più grandi poeti greci di ogni tempo. Un doveroso omaggio a questa terra oggi così duramente provata.


Spiegazione necessaria


Ci sono versi – a volte poesie intere –
che neanch’io so cosa voglion dire. Quello
che non so
mi trattiene ancora. E tu hai ragione a chiedere.
Ma non chiedere a me.
Ti ho detto che non so.
Due luci parallele
dallo stesso centro. Il rumore dell’acqua
che cade, d’inverno, dalla grondaia colma
o il rumore di una goccia che stilla
da una rosa nel giardino annaffiato
lentamente, lentamente, una sera primaverile
come il singhiozzo di un uccello. Non so
cosa vuol dire questo rumore; e tuttavia l’accetto.
Le cose che so te le spiego. Non mi dimentico.
Ma anche queste cose aggiungono qualcosa
alla nostra vita. Lo guardavo
mentre dormiva, il ginocchio piegato ad angolo
sul lenzuolo –
Non era solo l’amore. Questo angolo
era il crinale della tenerezza, e il profumo
del lenzuolo, di pulito e di primavera completavano
quell’inspiegabile che ho tentato, ancora
inutilmente, di spiegarti.