domenica 25 settembre 2016

YVES BONNEFOY


Quattro testi dall'ultima raccolta di Yves Bonnefoy, grande poeta francese scomparso di recente.



LE NOSTRE MANI NELL’ACQUA
Noi agitiamo quest’acqua. In essa le nostre mani si [cercano,
Talvolta si sfiorano, forme spezzate.
Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,
Altri alberi, altre luci, altri sogni.
E guarda, sono anche altri colori.
La rifrazione trasfigura il rosso.
Era un giorno d’estate? No, è il temporale
Che “cambierà il cielo”, e fino a sera.
Noi immergevamo le mani nel linguaggio,
Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo
Che fare, non essendo che i nostri desideri.
Noi invecchiammo. Quest’acqua, nostra trasparenza.
Altri sapranno cercare più nel profondo
Un nuovo cielo, una nuova terra.
*
IO TI OFFRO QUESTI VERSI…
Io ti offro questi versi, non perché il tuo nome
Possa mai fiorire in questo suolo povero,
Ma perché tentare di ricordarsi,
Sono fiori recisi, il che ha senso.
Certi dicono, persi nel loro sogno, «un fiore»,
Ma significa non sapere che le parole tagliano,
se credono di designarlo, in quel che nominano,
Trasmutando ogni fiore in idea di fiore.
Tranciato il vero fiore diventa metafora,
Questa linfa che cola, è il tempo
Che finisce di liberarsi dal suo sogno.
Chi vuole avere, talvolta, la visita deve
Amare in un mazzo che abbia solo un’ora,
La bellezza non è offerta che a tal prezzo.
*
LA SCIARPA ROSSA
In alto un atrio nel cielo.
Il sole, al di là. Il comandante
Del vecchio mercantile riceve un viaggiatore.
Un oblò è aperto, le onde sono vicine.
E lui che fa? Si è alzato, lancia
Da questo oblò una cosa, poi altre.
Così: perché, mi dice, questa sciarpa,
Mio padre me la donò, alla mia partenza
Per il primo di tanti viaggi.
L’ho amata, mi è parso che mi dicesse,
L’ho serbata per questo giorno in cui muoio.
La spinge fuori, essa si ripiega
Sulla sua mano, e si rigonfia, poi si dispiega.
Per un istante su noi due tutto il cielo è rosso.
*
RAMI BASSI
Istante che vuol durare ma senza sapere
Trarre eternità dai rami bassi
Che proteggono il tavolo su cui chiari e ombre
Giocano, sulla mia pagina bianca di questo mattino.
Attorno a questi due alberi dapprima l’erba,
Poi la casa, poi il tempo, poi domani
Per aprire all’oblio, che già dissolve
Questi frutti di ieri caduti accanto al tavolo.
Laggiù è lontano. Tuttavia, sono soprattutto
Qui e ora a essere inaccessibili,
Più semplice è rientrare nell’avvenire
Con, a breve, un briciolo
Di questo frutto maturo, grazie al quale
Il blu s’impiglia col verde nella notte dell’erba.
***