Quatta quatta con il colpo in canna
Fra medio e pollice sta la penna. Sotto la finestra un raspo netto all'internarsi Della vanga nel terreno ghiaioso: È mio padre che dissoda. Guardo in basso, Finché sotto sforzo, a groppa curva Sulle aiuole, torna venti anni indietro Piegandosi a tempo per i solchi Di patate che vangava. A posto sul vangile lo scarpone, Saldo fulcro del manico il ginocchio, Cavava gambi, ficcava a fondo la lucente lama Per spargere patate nuove che noi raccattavamo Adorandone fresca la durezza nella mano. Per Dio, il vecchio ci sapeva fare Con la vanga. Come il suo vecchio. Mio nonno in una giornata tagliava più torba Di chiunque altro nella torbiera di Toner. Una volta gli portai il latte in una bottiglia Sciattamente turata con la carta. Si raddrizzò per bere e subito riprese. Con cura a fare tacche e fette, spalandosi le zolle Dietro le spalle, sempre più a fondo A cercare quella buona. Scavando. Il freddo afrore di terriccio di patate, risucchio e stacco Da torba in guazzo, secco taglio della lama Nelle radici vive, mi si risvegliano in testa. Ma non ho vanga per seguire uomini come loro. Fra medio e pollice Quatta quatta sta la penna. Sarà la mia vanga. |
venerdì 30 agosto 2013
SEAMUS HEANEY
sabato 10 agosto 2013
LOUIS FERDINAND CELINE
Dal mitico autore del "Viaggio ai bordi della notte"
ecco a voi "La fuga"
Rotolando tra le labbra
il fremito soffuso d'una risacca disinvolta
risuona fino a tuonare
in questa tana accogliente.
Tutto assopito negli idiomi
della sarabanda resta
immoto. Anche il pendolo
è finalmente a piombo.
Malgrado talora affiorino
graffiti grommati di crepuscoli e
notti, crepe inarrivabili di brume, fiotti
di sorgente nulla sarà sfiorato,
nulla destato dal letargo meraviglioso,
nessuna inflessione troverà l'alba sperata.
Aspetteranno le mani
in questa brezza la tempesta
per fuggire sulla bocca
di quel che rimane.
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