mercoledì 18 novembre 2015

MARIO CICOGNANI

Romagnolo, classe 1918, si laureò in Lettere e Filosofia, ottenendo poi una cattedra presso il prestigioso Liceo "Giovanni Berchet" di MIlano. Morì a Chieri, presso Torino, nel 1975. Come poeta si rivelò nel 1956 con la poesia che qui potete leggere, vincendo l'allora "Premio Trebbo Poetico Città di Cervia", presieduto da Giuseppe Ungaretti. Mario Cicognani è forse l'unico poeta romagnolo che in lingua italiana ha espresso qualcosa di nuovo ed originale, distaccandosi dal clichè della poesia di Pascoli.



METROPOLI

Non hai l'astratta aureola dei santi,
acrobata murario, tu che scavi
sempre più cielo ed un più duro pane
ripaga il piede sull'abisso, l'acre
sudore: ma una semplice bustina 
di carta di giornale. E ora consoli
di una tregua il lavoro: ora contempli
da su, a cavallo di una congiuntura
precaria del traliccio, il panorama
dei parallelepipedi, la nera
rete di strade. Scatta in alto un nastro
d'asfalto tra i penitenziari, scorre
e ti allucina netta una teoria
repulsiva di blatte. Triste il cuore
si colma di una nausea di nafta. 





domenica 27 settembre 2015

PIER PAOLO PASOLINI


"Auguri al Papa" di P.P. Pasolini; questa poesia entrò negli atti del processo a "La Ricotta" per dimostrare l'ateismo blasfemo del Poeta.


Va la littorina
verso Ravenna, inter pages:
e alla vista di siepi di duro materiale comancino
armate di brina, ho nelle gengive
il sapore di un bicchiere di vino invernale
pieno di cinguettii di uccelli.
Sapere posseduto
per via di padre- venuto da adriatiche
dinastie di padroni- e di madri,
prole di proprietari
di sacri pezzetti di friuli
nel quieto odore del fumo cristiano.
tu, monumento
assurdamente trapiantato in Roma,
di quelle parentele restate cattoliche,
inter pages, lungo il mare e ai piedi dei monti,
il Segretariato per l'unità dei cristiani,
è il prodotto del tuo humor cittadino
acquisito,
ma nato da una nobiltà che ha, in pagis,
padri gonfi come pagnotte, nani mastini,
nello sgomento odore di fuoco della brina.
"Sii il Pastore dei bianchi barbarici,
dei gialli sanguinari,
dei negri antropofagi:
tu regnerai
perchè sono miliardi i Sottoproletari della terra".
E col dolce spirito dei borghesi nuovi
tu lo sai, ne fai saggezza da buttar via,
umile.
Alta, sublime, millenaria saggezza:
che riapre la storia
agli abitanti della Subtopia!
"Sarai papa figlio di pastori del deserto,
nipote di kikuyu,
pronipote di cacciatori di teste,
fratello di maomettani, cugino
di pagani calabresi e indiani:
regnerai
perchè sono miliardi
i Sottoproletari della Terra"
Va la littorina
verso Ravenna, inter pages.
Contro schienali di duro materiale comancino
padri tracagnotti con le cadoppe romaniche
- le tue parentele comuniste-
stanno in ansia per la salute si chi ha in mano
i nuovi natali del mondo contadino.
Salute! Lunga vita,
Pastor Paganus! La Rivelazione che occupò i centri
e lasciò le campagne
al cinguettio degli Dei,
occupa col tuo sorriso campagne fatte continenti,
per sopravvivere in una nuova storia.
Va la littorina
verso Ravenna: e io alla tua fortuna
alzo l'ideale bicchiere, ex pagis,
di questo vinello
pieno del canto dei più umili degli umili.

domenica 30 agosto 2015

WILLIAM BUTLER YEATS


Si festeggia quest'anno i 150 anni della nascita del più grande poeta irlandese, e forse l'ultimo grande poeta in lingua inglese, come lo definì Eugenio Montale. Nacque infatti a Dublino nel 1865 e morì nel 1939.


Turbinando nel cerchio che si allarga
Il falcone non può sentire il falconiere
Le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.
Pura anarchia dilaga nel mondo
La marea insanguinata s'innalza e dovunque
La cerimonia dell'innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensità appassionata.
Certo è imminente una rivelazione
Certo è imminente la seconda venuta
La seconda venuta! Difficile pronunciare queste parole
Un ampio squarcio fuor dallo Spiritus Mundi
Tormenta la mia visione;
Da qualche parte nelle sabbie del deserto
Una forma con il corpo di leone e la testa di uomo
Bianco lo sguardo e senza pietà come il sole
Muove le sue cosce lente. Tutto intorno
Spirali fosche di uccelli del deserto.
La tenebra discende: adesso intendo
Che venti secoli di granitico sonno
Erano condannati all'incubo da una culla ondeggiante
E quale bestia orrenda, ora che alfine è venuta la sua ora
Striscia verso Betlemme per venire al mondo?

martedì 30 giugno 2015

JUDITH MALINA


Un testo della grande attrice americana, che assieme al marito JUlian Beck, scomparso trent'anni fa, aveva fondato il mitico LIVING THEATRE negli anni Cinquanta.


NON GIUDICATEMI CON LEGGEREZZA

Non giudicatemi con leggerezza.
Anche la lepre braccata
Merita di più
Persino il bracco.
Non fingere di perdonare.
Non sbiancarmi di lavaggi.
Quando dico che il crimine è abbastanza
Per punire lo commette
Non intendo la colpa,
O rimpianto, o paura, o vergogna,
O colpevolezza, o o qualcosa di simile.
Dico che il fare è duro
E l'aver fatto amaro.
E' difficile
ma comunque, niente è facile.
No, né trovare un letto,
O addormentarsi,
O svegliarsi di nuovo la mattina,
O far crescere il cibo dalla terra,
O inghiottirlo,
O vomitarlo.
E' più semplice predicare della vita
Che attraversare vivendo un solo giorno.
E' duro credere in Dio.
Pregare è duro.
Vai cauto perciò a giudicarmi e fai
Un giudizio pesante,
Ché condanna ed opinione son fissate
Severamente come pietra del tempo.
Una sorta di crimine.
Giudica con schemi che falliscono
Sicuramente meno che sbagliato o giusto,
Ma se proprio devi giudicare
Non farlo leggermente.

Love and Politics
Judith Malina

a cura di Cristina Valenti
traduzione
Alberto Masala
MILLELIRE STAMPA ALTERNATIVA
Compasso d'oro 1994
 

 
   


domenica 31 maggio 2015

DINO CAMPANA


Cent'anni fa la Grande Guerra, ma anche I CANTI ORFICI...



Le vele, le vele, le vele
che schioccano e frustano il vento
gonfiate di vane sequele
le vele, le vele, le vele

che tessono e tesson lamento
con l'onda che sorda dismorza
la sua volubile forza
nell'ultimo schianto crudele

Le vele, le vele, le vele

ANDREA TRERE'


LA  CITTA'  SEPOLTA

 
in questo stormo di città
dove persino la luce
che le piove addosso
pare antica di millenni
ci sono bazar di silenzi
a passeggio fra muri
e sfilate di statue
e di vecchie armature

le ghirlande sono sfiorite
oramai da lungo tempo
fra i volti delle ragazze alla finestra
qui pure le ali degli uccelli
recano un odore di storia ferita

ci sono giorni in cui si avverte
un odore di nuvole
come in nessun altro luogo

ci sono notti in cui si ascolta
un canto libero di alberi
come nessuna foresta ha mai ascoltato


da PERIMETRI E POLVERI, Edizioni Artestampa, 1996, Ravenna
con prefazione di Luciano Benini Sforza

mercoledì 29 aprile 2015

ALFONSO GATTO



TORNERANNO  LE  SERE


Torneranno le sere a intepidire
nell'azzurro le piazze, ai bianchi muri
la luna in alto s'alzerà dal mare
e nella piena dei giardini il vento
fitto di case, d'alberi, di stelle
passerà per la grande aria serena.
Torneranno nel sogno anche le voci
delle famiglie illuminate a cena,
la rapida ebrietà del loro riso.

O finestrelle, pozzi, logge, vetri
attaccati alla vita, allo spiraglio
delle fresche delizie e dei rimpianti,
o luna nuova sulla mia memoria,
tornate ad albeggiare con quel canto
di parole perdute, con quei suoni
struggenti, con quei baci morsi al buio.
Siate la polpa rossa dell'anguria
spaccata in mezzo alla tovaglia bianca.

mercoledì 18 marzo 2015

WALT WHITMAN

 

Sussurri di morte celeste

Sussurri di morte celeste odo sommessi,
labiali dicerie della notte, sibilanti corali,
passi che gentilmente salgono, mistiche brezze dall'alito mite e soave,
gorgoglii di fiumi invisibili, flussi d'una corrente che scorre, eternamente
scorre
(o è sciaguattio di lacrime? le smisurate acque delle lacrime umane?).
Vedo, vedo appena verso il cielo, grandi masse di nuvole,
malinconicamente lente ruotano, silenziose si espandono, si fondono
con qualche stella ogni tanto che mesta appare e scompare,
velata, lontanissima.
(o forse un parto, qualche solenne nascita immortale;
ai confini impenetrabili alla vista,
un'anima che passa).
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-189886?f=a:901>

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-189886?f=a:901>

mercoledì 11 febbraio 2015

PRIMO LEVI - Se questo è un uomo


Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no...

considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno...
meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa,
andando per via,
coricandovi, alzandovi.

Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca;
i vostri nati torcano il viso da voi.