lunedì 23 gennaio 2012

HERBERT PAGANI

40Rimbaud diceva che il Poeta doveva farsi veggente, e in effetti gli Dei a volte ci hanno regalato autentici fenomeni in entrambi i campi. Uno di questi era Herbert Pagani, che ebbe, per l'epoca in cui visse (1944-1988), visioni poetiche molto acuminate sul futuro. Ascoltare oggi alcune delle sue canzoni scritte trenta o quarant'anni fa significa ritrovare la voce di una "Cassandra" capace di alternare momenti lirici strazianti ad altri conditi da una ironia pungente, molto più vicini, questi ultimi, alla tradizione d'Oltralpe. Non a caso Pagani era un perfetto "cittadino del Mondo": nato a Tripoli, visse in Italia, Germania e in Francia, dove ebbe molto più successo che da noi, giustamente. Insomma, il suo humus compositivo e poetico era una perfetta miscellanea di culture e poetiche diverse. Pagani purtroppo fa parte di quel gran numero di belle favole che si interrompono in fretta, così come sono cominciate. Oserei dire che è uno di quelli che ci hanno fatto il torto, andandosene, di lasciarci il dubbio su cosa avrebbero scritto e cantato in un momento come l'attuale, dove anche le più cupe predizioni si stanno materializzando in crude realtà. In proposito è illuminante questo suo testo del 1976, "Signori Presidenti", purtroppo più che mai d'attualità.



Per  quella  schiuma  bianca  che  copre  i  nostri  fiumi
per  tutti  i  nostri  pesci  che  vanno  a  pancia  in  sù,
e  per  la  primavera  che  cede  i  suoi  profumi
al  superdetersivo  coi  granellini  blu


E  per  i  panni  sporchi  lavati  troppo  tardi
in  certe  lavatrici  intorno  al  Quirinale
che  puzzano  d'inganni,  di  sangue  e  di  miliardi
mentre  la  lira  scende  ed  il  terrore  sale


Per  tutta  la  violenza  che  scende  nelle  case
dal  cieli  crocefissi  da  antenne  di  TV
quando  non  è  di  turno  tra  Cirio  e  Belpaese
il  Papa  che  consiglia:  votate  per  Gesù


Per  l'urlo  del  pallone  che  vomita  la  radio
coprendo  altre  urla  nei  vostri  mattatoi
prima  che  ci  stendiate  sull'erba  di  uno  stadio
Signori  Presidenti,  grazie  da  tutti  noi!


E  bravi  per  le  belle  centrali  nucleari
che  tutti  già  paghiamo  e  che  nessuno  vuole
e  che  circonderete  di  mille  militari
finchè  non  metterete  un  contatore  al  Sole


Bravi  per  la  giustizia,  che  se  non  tace,  giace
per  la  Rivoluzione  che  ha  i  piedi  gonfi  e  siede
e  per  aver  ridotto  la  libertà  e  la  pace
a  tristi  prostitute  che  fanno  il  marciapiede


Bravi  per  le  colombe  costrette  a  fare  i  falchi
perchè  vendete  armi  al  meglio  compratore
e  per  i  vostri  amori  imposti  ai  rotocalchi
perchè  la  gente  creda  che  voi  avete  un  cuore


Io  vi  ringrazio  ancora  e  me  ne  vado  adesso
la  musica  era  bella  ma  le  parole  no
ma  il  mondo  è  bello  e  ne  avete  fatto  un  cesso
e  finchè  voi  ci  sarete,  così  io  canterò

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