Rimbaud diceva che il Poeta doveva farsi veggente, e in effetti gli Dei a volte ci hanno regalato autentici fenomeni in entrambi i campi. Uno di questi era Herbert Pagani, che ebbe, per l'epoca in cui visse (1944-1988), visioni poetiche molto acuminate sul futuro. Ascoltare oggi alcune delle sue canzoni scritte trenta o quarant'anni fa significa ritrovare la voce di una "Cassandra" capace di alternare momenti lirici strazianti ad altri conditi da una ironia pungente, molto più vicini, questi ultimi, alla tradizione d'Oltralpe. Non a caso Pagani era un perfetto "cittadino del Mondo": nato a Tripoli, visse in Italia, Germania e in Francia, dove ebbe molto più successo che da noi, giustamente. Insomma, il suo humus compositivo e poetico era una perfetta miscellanea di culture e poetiche diverse. Pagani purtroppo fa parte di quel gran numero di belle favole che si interrompono in fretta, così come sono cominciate. Oserei dire che è uno di quelli che ci hanno fatto il torto, andandosene, di lasciarci il dubbio su cosa avrebbero scritto e cantato in un momento come l'attuale, dove anche le più cupe predizioni si stanno materializzando in crude realtà. In proposito è illuminante questo suo testo del 1976, "Signori Presidenti", purtroppo più che mai d'attualità.
Per quella schiuma bianca che copre i nostri fiumi
per tutti i nostri pesci che vanno a pancia in sù,
e per la primavera che cede i suoi profumi
al superdetersivo coi granellini blu
E per i panni sporchi lavati troppo tardi
in certe lavatrici intorno al Quirinale
che puzzano d'inganni, di sangue e di miliardi
mentre la lira scende ed il terrore sale
Per tutta la violenza che scende nelle case
dal cieli crocefissi da antenne di TV
quando non è di turno tra Cirio e Belpaese
il Papa che consiglia: votate per Gesù
Per l'urlo del pallone che vomita la radio
coprendo altre urla nei vostri mattatoi
prima che ci stendiate sull'erba di uno stadio
Signori Presidenti, grazie da tutti noi!
E bravi per le belle centrali nucleari
che tutti già paghiamo e che nessuno vuole
e che circonderete di mille militari
finchè non metterete un contatore al Sole
Bravi per la giustizia, che se non tace, giace
per la Rivoluzione che ha i piedi gonfi e siede
e per aver ridotto la libertà e la pace
a tristi prostitute che fanno il marciapiede
Bravi per le colombe costrette a fare i falchi
perchè vendete armi al meglio compratore
e per i vostri amori imposti ai rotocalchi
perchè la gente creda che voi avete un cuore
Io vi ringrazio ancora e me ne vado adesso
la musica era bella ma le parole no
ma il mondo è bello e ne avete fatto un cesso
e finchè voi ci sarete, così io canterò
Per quella schiuma bianca che copre i nostri fiumi
per tutti i nostri pesci che vanno a pancia in sù,
e per la primavera che cede i suoi profumi
al superdetersivo coi granellini blu
E per i panni sporchi lavati troppo tardi
in certe lavatrici intorno al Quirinale
che puzzano d'inganni, di sangue e di miliardi
mentre la lira scende ed il terrore sale
Per tutta la violenza che scende nelle case
dal cieli crocefissi da antenne di TV
quando non è di turno tra Cirio e Belpaese
il Papa che consiglia: votate per Gesù
Per l'urlo del pallone che vomita la radio
coprendo altre urla nei vostri mattatoi
prima che ci stendiate sull'erba di uno stadio
Signori Presidenti, grazie da tutti noi!
E bravi per le belle centrali nucleari
che tutti già paghiamo e che nessuno vuole
e che circonderete di mille militari
finchè non metterete un contatore al Sole
Bravi per la giustizia, che se non tace, giace
per la Rivoluzione che ha i piedi gonfi e siede
e per aver ridotto la libertà e la pace
a tristi prostitute che fanno il marciapiede
Bravi per le colombe costrette a fare i falchi
perchè vendete armi al meglio compratore
e per i vostri amori imposti ai rotocalchi
perchè la gente creda che voi avete un cuore
Io vi ringrazio ancora e me ne vado adesso
la musica era bella ma le parole no
ma il mondo è bello e ne avete fatto un cesso
e finchè voi ci sarete, così io canterò
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