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ENNIO CAVALLI, forlivese, classe 1948, vive da molti anni a Roma, dove per lungo tempo è stato direttore di RadioRai2. Questa poesia è tratta dalla raccolta "CARTA INTESTATA", del 1982, che quell'anno andò finalista al Premio Viareggio.
che a dieci anni su questi muscoli
trottava incontro
ad una abitudina già adulta,
e con la stessa febbre
moltiplicava feste ed avvilimenti
crucci perentori,
indelebili obiezioni...
(un uomo tra germoglio e liquido)
Sono padre del bambino
che odiava l'aritmetica
ed ora suddivide estri
per variabili future...
gli ho insegnato a non piangere
che la solitudine teme
chi tiene in casa un giradischi
e per amico un gatto o un'idea.
I miei occhi coi suoi
hanno divorato primavere
e magnolie gonfie sui rami...
docile avversario un muretto
trasformava un pallone
in prodezze al volo
(a quale finestra una bambina?)
Fine stagione nel cappottino più corto,
oppure spavaldi in capitali europee, le sue scarpe mi starebbero strette
nelle mie immagina
ancora una mèta importante
(appuntamento a Milano)
Tentava la O di Giotto,
inconfutabile circoscrizione
del talento...
tra i suoi trofei:
uova di lucertola,
otto a scuola,
Bianchi per quella tappa
in falsopiano.
Dovrei avere
il triplo di saggezza,
e invece mi appello ancora
a sue nozioni elementari,
il cuore sempre
a due spanne dalla testa...
dov'è a quest'ora?
Ucciso dal chiodo della Cresima,
soffocato da sangue adolescente,
da padre tartaro
squartato col coltello,
mi lasciò le sue ossa,
ed il suo profilo.
Dorme...
in un cimiterino di paese...
dopo la polvere,
dopo le magnolie.
Questi trent'anni,
sgocciolati e in bilico,
sono l'esile zavorra
messa in salvo.
Resterà in me
per capire, per annusare...
Sarà una variabile fissa
nel quaderno delle imprecisioni,
la sorpresa riletta in una foto.
che bel lavoro stai facendo Andrea, questa è una vera chicca
RispondiEliminaè vero, molto molto bella.
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