A volte
penso che tutto sia perduto,
Che
questa fatica sia solo uno spreco di tempo.
I ricchi
e i famosi la fan franca col crimine,-
Io ho
speso tutto il mio per la poesia, ad un costo
Che la
gente considera folle. Pochissimi
Immaginano,
a dir tanto, le pretese del Sublime,
E ancor
più raro è chi ravvisi in una rima
L’Estasi
diagnosticata da Longino.
Gli
ininterrotti Talk-Show del Parlamento
cambiano
la sudata cultura in spettacolo,
Dettan
legge pubblicità e profitto,
Tutto è
speso in distrazioni e lotterie, --
“Son
sano !”, sbotto, “e tutto il mondo è pazzo !”, --
Eli era
cieco, ma Samuele udì il richiamo.
Sometimes
I think that everything is lost
And all
this labour just a waste of time.
The rich
and famous get away with crime, -
I’ve
spent my all on poetry at a cost
People
consider crazed. A few, at most,
Imagine
the demands of the Sublime,
And
fewer still envisage in a rhyme
That
Ecstasis Longinus diagnosed.
The
non-stop Talk-Show of the Parliament
Turns
hard-won culture to a spectacle,
Publicity
and profit ruling all,
All on
amusement and the Lottery spent, --
“I’am
sane” I boast, “And all the world’s a fool”, --
Eli was
blind, but Samuel heard the call.
Pratomagno
16
January 1999
|
martedì 14 febbraio 2017
PETER RUSSELL
domenica 8 gennaio 2017
MICHELANGELO BUONARROTI
Michelangelo Buonarroti era anche un ottimo poeta. Il grande genio fiorentino viene ora scoperto come tale grazie ad un volume, "Michelangelo Buonarroti - Rime e Lettere", recentemente edito da Bompiani. Ecco tre estratti dal libro.
LA NOTTE, Silloge 37
Caro m'è il sonno, e più l'esser di sasso,
mentre che'l danno e la vergogna dura:
non veder, non sentir m'è gran ventura:
però non mi destar, deh, parla basso.
UN UOMO IN UNA DONNA, Rime 235
Un uomo in una donna, anzi un dio
per la sua bocca parla, ond'io per ascoltarla
son fatto tal, che ma' più sarò mio,
l'credo ben, pò ch'io a me da lei fu tolto,
fuor di me stesso aver di me pietate;
sì sopra 'l van desìo mi sprona il suo bel volto,
ch'io veggo morte in ogni altra beltate.
O donna che passate per acqua e foco,
l'alme a' lieti giorni, deh, fate c'a mè stesso
più io non torni
RIME COMICHE, 5
L'ho già fatto un gozzo in questo stento,
come fà l'acqua a' gatti in Lombardìa
o ver d'altro paese che si sia,
c'a forza 'l ventre appicca sotto 'l mento.
La barba al cielo, e la memoria sento
in sullo scrigno, e 'l petto fo d'arpìa,
'l pennel sopra 'l viso tuttavìa
mel fa, gocciando, un ricco pavimento.
E' lombi entrati mi son nella peccia,
e fò del cul per contrapeso groppa,
e' passi senza gli occhi muovo invano.
martedì 11 ottobre 2016
GIOVANNI ANTONELLI
Nato a Sant' Elpidio a Mare nel 1848 e morto nel manicomio di Ancona nel 1918, ha scritto, fra l'altro, "Il libro di un pazzo. Note autobiografiche e
rime di Giovanni Antonelli, Reggio Emilia, Tip. Economica, 1893".
"Alla Moneta"
Ti disprezzo, o vilissima moneta,
fonte maggior d'ogni sozzura umana;
la tua disprezzo onnipotenza vana,
coi tuoi cordardi principi di creta.
La tua scomparsa è l'agognata mèta
de' precursor dell'ora non lontana;
da me lungi, o strisciata, empia ruffiana,
va lungi dall' anarchico poeta.
Sì, ti disprezzo: sol di spirto io vivo
e di virtù mi pasco alte e veraci
e i sollazzi da te concessi io schivo.
Quel giorno in cui sotterra giacerai
di valor priva, splenderan le faci
del gran riscatto, che osteggiando vai.
Ti disprezzo, o vilissima moneta,
fonte maggior d'ogni sozzura umana;
la tua disprezzo onnipotenza vana,
coi tuoi cordardi principi di creta.
La tua scomparsa è l'agognata mèta
de' precursor dell'ora non lontana;
da me lungi, o strisciata, empia ruffiana,
va lungi dall' anarchico poeta.
Sì, ti disprezzo: sol di spirto io vivo
e di virtù mi pasco alte e veraci
e i sollazzi da te concessi io schivo.
Quel giorno in cui sotterra giacerai
di valor priva, splenderan le faci
del gran riscatto, che osteggiando vai.
domenica 25 settembre 2016
YVES BONNEFOY
Quattro testi dall'ultima raccolta di Yves Bonnefoy, grande poeta francese scomparso di recente.

LE NOSTRE MANI NELL’ACQUA
Noi agitiamo quest’acqua. In essa le nostre mani si [cercano,
Talvolta si sfiorano, forme spezzate.
Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,
Altri alberi, altre luci, altri sogni.
Talvolta si sfiorano, forme spezzate.
Più in basso, è una corrente, è qualcosa d’invisibile,
Altri alberi, altre luci, altri sogni.
E guarda, sono anche altri colori.
La rifrazione trasfigura il rosso.
Era un giorno d’estate? No, è il temporale
Che “cambierà il cielo”, e fino a sera.
La rifrazione trasfigura il rosso.
Era un giorno d’estate? No, è il temporale
Che “cambierà il cielo”, e fino a sera.
Noi immergevamo le mani nel linguaggio,
Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo
Che fare, non essendo che i nostri desideri.
Vi afferrarono parole delle quali non sapemmo
Che fare, non essendo che i nostri desideri.
Noi invecchiammo. Quest’acqua, nostra trasparenza.
Altri sapranno cercare più nel profondo
Un nuovo cielo, una nuova terra.
Altri sapranno cercare più nel profondo
Un nuovo cielo, una nuova terra.
*
IO TI OFFRO QUESTI VERSI…
Io ti offro questi versi, non perché il tuo nome
Possa mai fiorire in questo suolo povero,
Ma perché tentare di ricordarsi,
Sono fiori recisi, il che ha senso.
Possa mai fiorire in questo suolo povero,
Ma perché tentare di ricordarsi,
Sono fiori recisi, il che ha senso.
Certi dicono, persi nel loro sogno, «un fiore»,
Ma significa non sapere che le parole tagliano,
se credono di designarlo, in quel che nominano,
Trasmutando ogni fiore in idea di fiore.
Ma significa non sapere che le parole tagliano,
se credono di designarlo, in quel che nominano,
Trasmutando ogni fiore in idea di fiore.
Tranciato il vero fiore diventa metafora,
Questa linfa che cola, è il tempo
Che finisce di liberarsi dal suo sogno.
Questa linfa che cola, è il tempo
Che finisce di liberarsi dal suo sogno.
Chi vuole avere, talvolta, la visita deve
Amare in un mazzo che abbia solo un’ora,
La bellezza non è offerta che a tal prezzo.
Amare in un mazzo che abbia solo un’ora,
La bellezza non è offerta che a tal prezzo.
*
LA SCIARPA ROSSA
In alto un atrio nel cielo.
Il sole, al di là. Il comandante
Del vecchio mercantile riceve un viaggiatore.
Un oblò è aperto, le onde sono vicine.
Il sole, al di là. Il comandante
Del vecchio mercantile riceve un viaggiatore.
Un oblò è aperto, le onde sono vicine.
E lui che fa? Si è alzato, lancia
Da questo oblò una cosa, poi altre.
Così: perché, mi dice, questa sciarpa,
Mio padre me la donò, alla mia partenza
Da questo oblò una cosa, poi altre.
Così: perché, mi dice, questa sciarpa,
Mio padre me la donò, alla mia partenza
Per il primo di tanti viaggi.
L’ho amata, mi è parso che mi dicesse,
L’ho serbata per questo giorno in cui muoio.
L’ho amata, mi è parso che mi dicesse,
L’ho serbata per questo giorno in cui muoio.
La spinge fuori, essa si ripiega
Sulla sua mano, e si rigonfia, poi si dispiega.
Per un istante su noi due tutto il cielo è rosso.
Sulla sua mano, e si rigonfia, poi si dispiega.
Per un istante su noi due tutto il cielo è rosso.
*
RAMI BASSI
Istante che vuol durare ma senza sapere
Trarre eternità dai rami bassi
Che proteggono il tavolo su cui chiari e ombre
Giocano, sulla mia pagina bianca di questo mattino.
Trarre eternità dai rami bassi
Che proteggono il tavolo su cui chiari e ombre
Giocano, sulla mia pagina bianca di questo mattino.
Attorno a questi due alberi dapprima l’erba,
Poi la casa, poi il tempo, poi domani
Per aprire all’oblio, che già dissolve
Questi frutti di ieri caduti accanto al tavolo.
Poi la casa, poi il tempo, poi domani
Per aprire all’oblio, che già dissolve
Questi frutti di ieri caduti accanto al tavolo.
Laggiù è lontano. Tuttavia, sono soprattutto
Qui e ora a essere inaccessibili,
Più semplice è rientrare nell’avvenire
Qui e ora a essere inaccessibili,
Più semplice è rientrare nell’avvenire
Con, a breve, un briciolo
Di questo frutto maturo, grazie al quale
Il blu s’impiglia col verde nella notte dell’erba.
Di questo frutto maturo, grazie al quale
Il blu s’impiglia col verde nella notte dell’erba.
***
martedì 23 agosto 2016
martedì 19 luglio 2016
VALENTINO ZEICHEN
Un omaggio a Zeichen, recentemente scomparso a 78 anni d'età.

ARALDICA E MACELLERIA
Le allegorie figurano esenti da putrefazione
immunizzate dal vaccino simbolo
non sfuggono al ribrezzo popolare.
I titolari le infarcirono di animali,
portando carne insaccata negli stemmi
ai tornei, come tagli scelti di virtù.
La discendenza non li delude;
la scatola è l’ermetica allegoria corazzata
dell’invertebrata sentimmenthal.
L’etichetta, allegoria naturalistica,
avvolge la metallica astratto-geometrica,
cifrata in chiave che scoperchia l’astratto informale
e completa i grandi movimenti dell’arte moderna.
da Area di rigore (1974)
SCAVARE O NON SCAVARE
Qualsiasi aria ossida
il vanto delle scoperte.
Straniero, quando vedi
degli scavi in corso
distogli lo sguardo
e volgi altrove.
La vista di nuovi ruderi
ti falsa la mappa turistica
e non alza d’un piolo
l’inarrivabile scala
delle vestigia rinvenute.
In nostra assenza
affideremo il sottosuolo
alle poste cosmiche
affinché lo destinino
ai posteri ignoti,
a futura memoria di noi,
secondo il Canone Occidentale.
da Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio (1997)
martedì 5 luglio 2016
LINO TOFFOLO
GASTU MAI PENSA’
(Testo originale veneziano / Traduzione in italiano)
Gastu mai pensà ai fiori, quando che i xe tanti,
e pieni de colori, coriandoli sull’erba.
E a le nuvole: leggere, bianche, rosa o nere,
a strise in mexo al cielo, scalini de bombaso,
e all’acqua che a tomboloni ‘riva su la spiaggia
se destira un poco
po’ ritorna mar... gastu mai pensà
a le stelle, fatte co un aghetto
su un cielo tutto de carta…
e a tante robe ancora.
E senti, scusime, gastu mai pensà…
a mi?
HAI PENSATO MAI
Hai pensato mai ai fiori, quando sono tanti,
e pieni di colori,
coriandoli sull’erba.
E alle nuvole: leggere, bianche, rosa o nere.
A striscie in mezzo al cielo, scalini di bambagia,
tu ci hai pensato mai?
E all’acqua che a tomboloni arriva sulla spiaggia,
si distende un poco,
poi ritorna mare...
hai pensato mai
alle stelle, fatte con un aghetto
su un cielo tutto di carta,
e a tante cose ancora.
E senti, scusami...
hai pensato mai...
a me?
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