Piove sul mare verde.
Piove sull'Avemaria
che suonano quei monti laggiù in fondo
come dolcissime campane azzurre.
Piove sull'odore stellato dei gelsomini
che fioriscono contro il muro rossastro d'un orto.
Piove sulle ghirlande marce del cimitero.
Piove sull'ombrello da vetturino del mendicante
e sulla sua triste elemosina.
Piove sull'organetto rosso del vagabondo
piangente macchina fotografica
che non è mai pronta per far la fotografia:
tutti si stancano e la mandan via.
Piove sulla primavera
e sull'anima mia rugosa e nera.
Piove sull'Avemaria
che suonano quei monti laggiù in fondo
come dolcissime campane azzurre.
Piove sull'odore stellato dei gelsomini
che fioriscono contro il muro rossastro d'un orto.
Piove sulle ghirlande marce del cimitero.
Piove sull'ombrello da vetturino del mendicante
e sulla sua triste elemosina.
Piove sull'organetto rosso del vagabondo
piangente macchina fotografica
che non è mai pronta per far la fotografia:
tutti si stancano e la mandan via.
Piove sulla primavera
e sull'anima mia rugosa e nera.
(da L'inaugurazione della primavera,1915)
Oggi è scomparso un compagno unico, un amico, un vecchio anarchico, uno degli ultimi testimoni viventi dell’inferno dei manicomi. Un poeta raro e un attore nato. Ho conosciuto Sabatino Catapano 10 anni fa. Stava facendo un giro per l’Italia per raccontare, alla sua delicata maniera, il manicomio. Una piccola valle in Liguria aveva (ora non c’è più) un circolo libertario parecchio attivo. Un conoscente mi disse che quella sera, in quella zona remota della liguria, c’era un compagno, della zona di Napoli, che faceva uno spettacolo vestito da Pulcinella. Io gli chiesi di cosa si trattasse, era uno spettacolo comico? Era un artista di strada? Abitavo lontano e volevo capire se poteva interessarmi. La persona a cui avevo indirizzato le domande mi disse: “Parla dei manicomi”. Accesi la macchina e partii subito. Fu così che conobbi uno dei compagni più attivi, in Italia, nella lotta antipsichiatrica. Un vero “matto”, uno che in manicomio ci aveva vissuto. Non ne parlava in modo indiretto o da studi didattici sull’argomento, ci aveva vissuto. Lo spettacolo mi colpì parecchio, Sabatino era bravissimo nel raccontare l’irracontabile. Il vero inferno dell’essere umano. Dopo lo spettacolo ci sedemmo insieme e cominciammo a parlare. Gli dissi che ero rimasto pietrificato da come riuscisse a raccontare, in modo “tranquillo” e ironico, tutto quel dolore. Ero commosso e lui si accorse. Mi chiese come mai ero così interessato alla lotta antipsichiatrica e alla contenzione manicomiale. Gli risposi calmo, erano anni che non ne parlavo, per giunta con uno sconosciuto, ma sentii in lui una persona speciale. Avrebbe compreso. Mi abbracciò. Diventammo amici per sempre. Anche, nell’ipotesi, non ci fossimo visti mai più. Mi ricordava mio padre, un uomo piccolo ma dalla forza del marmo. Ora non c’è più e il movimento antipsichiatrico italiano ha perso un fiore meraviglioso. E l’anarchia una fiaccola indomita.